Come si fa a convivere con i dispositivi digitali? Si possono usare senza essere usati? Siamo sotto controllo, senza via d'uscita? E i più piccoli? E i più anziani? E la politica? Che ne è della sfera privata, della sfera pubblica, della vita analogica? Siamo dipendenti dal digitale? Queste sono le domande a cui ci troviamo confrontate nella nostra attività di formatori.
Per noi autodifesa significa mettere a punto gli esercizi adatti a ciascuno per vivere insieme alle macchine, e in particolare alle macchine digitali. Significa quindi in primo luogo dare spazio a sé, legittimare i propri dubbi, bilanciare la paura dell'ignoto con la curiosità dell'esplorazione.
Questa proposta per il Festival di Granara nasce dall'esperienza di Ippolita in un decennio di attività in diverse lingue. L'autodifesa digitale è parte di un percorso di comunicazione ecologica sui social media, differenziato per ragazzi, studenti, educatori, attivisti, professionisti.
Ippolita è un gruppo di ricerca interdisciplinare attivo dal 2005. Conduce una riflessione ad ampio raggio sulle "tecnologie del dominio" e i loro effetti sociali. Pratica scritture conviviali in testi a circolazione trasversale, dal sottobosco delle comunità hacker alle aule universitarie. Tra i saggi pubblicati, tutti sotto licenze copyleft: Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale (Elèuthera 2005); Luci e ombre di Google (Feltrinelli 2007, tradotto in francese, spagnolo, inglese); Nell’acquario di Facebook (Ledizioni 2013, tradotto in francese, spagnolo, inglese); La Rete è libera e democratica. FALSO! (Laterza 2014).
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IPPOLITA
Davide "Skrim" Fant:
formatore, DJ, ricercatore in ambito sociale e pedagogico, poetry slammer.
Nel suo lavoro formativo, basato sull'approccio dell'apprendimento esperienziale, sperimenta intrecci tra la dimensione corporea, tecnologica, del gioco, dei media, narrativa e simbolica, attingendo qua e là dal mondo dell'arte e delle culture urbane.
Si occupa di coordinamento di servizi e innovazione metodologica nel contesto della formazione professionale, in particolare nel lavoro con adolescenti in situazione di drop out e disagio scolastico. Come socio della società di consulenza Metodi conduce percorsi di formazione-formatori ed interventi per lo sviluppo personale e dei gruppi. Recentemente ha pubblicato "Pedagogia hip-hop, gioco, esperienza, resistenza" (Carocci, 2015)
Karl
traduce in italiano saggi e narrative, pubblicati a volte con il nome d'arte "Carlo Bertocchi", più spesso sotto pseudonimi. Ha un debole per i libri e si trova quindi a collaborare con diversi editori. Traduce anche da e verso i linguaggi informatici: ne risultano database, siti web e altri artefatti (tecnologie appropriate con alekos.net). Insegna validazione delle fonti digitali e archeologia dei media in situazioni informali, corsi accademici, formazioni aziendali. Ha scelto di non vivere in città perché preferisce la montagna. Molto tempo fa ha smarrito una magnifica maglietta con scritto "non riparerò il tuo computer": da allora diffonde le pratiche di autodifesa digitale.