Sesta estinzione di massa. Il tasso di estinzione delle specie attuale è 1000 volte quello naturale. Questo si traduce in perdita di biodiversità. La biodiversità, cioè l’esistenza di specie differenti e di differenze all’interno delle diverse specie, è correlata con la capacità di adattamento.
Di fronte a mutamenti dell’ambiente, le specie che hanno a disposizione caratteristiche potenzialmente vantaggiose, sopravvivono, il sistema vivente che mantiene la sua ricchezza in diversificazione può affrontare i cambiamenti e sopravvivere. E se immaginiamo la vita come un rete di interconnessione, capiamo bene che se un’estensione di questa rete sa affrontare bene la crisi, può portare con sé e contribuire a salvare la rete intera.
Una breve digressione: potremmo essere esclusivamente interessati alla nostra sopravvivenza e potrebbe non interessarci molto la sopravvivenza della specie o della biosfera. Se sei convinto di questo, ciao, lo rimarrai. Ma se ti poni la domanda, hai di fronte almeno due possibili orizzonti: quello etico e quello estetico. A lato, poi, c’è quello evolutivo.
L’orizzonte etico è quello che ci fa sentire male se pensiamo di lasciare un pianeta tramortito alle generazioni future. Per fortuna Greta ha iniziato a farcelo pe(n)sare.
L’orizzonte estetico è quello che ci permette di entrare in intimità con l’avventura della vita biologica, e meravigliarci della sua e nostra fragile e sorprendente bellezza.
L’orizzonte evolutivo, infine, è quello che pone la domanda: se siamo così intelligenti, perché rischiamo di scomparire come specie inadatta a vivere nell’ambiente che essa stessa ha modificato a sua immagine e somiglianza? Il nostro cervello è un vantaggio evolutivo o è forse la causa della nostra prossima estinzione? La sfida è, per ora, aperta.
Torniamo al nostro discorso. Mi ha colpito apprendere che, fra le specie che sono maggiormente colpite dall’estinzione, ci sono quelle appartenenti degli anfibi: ben 1/3 delle specie di anfibi sono a rischio estinzione. Una delle strategie in atto per frenare la loro completa scomparsa è mettere l’accento sull’importanza delle zone umide per la biodiversità, salvaguardarle e ripristinarle.
Qualche giorno fa ho ascoltato una conferenza di Stefano Mancuso che, mentre parlava di questa faccenda dell’estinzione, ha fatto un esempio: delle rane e dei tritoni. Una volta diffusissimi ed ora scomparsi. E qui mi sono illuminata! Mi sono detta che da qualche anno ho il privilegio non solo di vedere, ma di nuotare con questi esserini! Infatti, sono arrivati spontaneamente nel biolago a Granara! Spontaneamente, quindi, evidentemente, quell’area è diventata, in breve tempo, vitale e necessaria, fornendo casa e ristoro alla biodiversità, a loro, noi e molti altri viventi.
Questo è per me un buon esempio di convivenza ecologica, di condivisione della nostra casa comune. Quando, cioè, le nostre esigenze sono compatibili e in equilibrio con quelle della rete naturale. Quando cediamo terreno rispetto a una visione disinfe(s)tante della realtà, senza rinunciare ad alcuni piaceri e bisogni che, invero, condividiamo con gli altri viventi, animali o piante che siano.
Con questa consapevolezza, mi godrò con ancora maggiore piacere ogni singolo tuffo nella biolagodiversità! Splash!
Fonti
Rapporto WWF 2021 – Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso
Stefano Mancuso, conferenza in Sacre selve, Sacromonte di Ghiffa edizione I, 2023
L’edizione 2023 del rapporto Onu United in Science indica che, giunti a metà del tempo a disposizione per rispettare l’Agenda 2030 (definita nel 2015) e i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, siamo fuori strada, poco si è fatto per ridurre le emissioni serra e la crisi climatica galoppa. Ma tutto il sistema-Terra è in sofferenza: secondo l’aggiornamento dello stato dei nove limiti planetari di sicurezza per la sopravvivenza nostra e degli ecosistemi (articolo Earth beyond six of nine planetary boundaries, su Science Advances), ben sei sono ormai superati, tra cui i livelli di gas serra, l’integrità della biosfera e dei cicli di azoto e fosforo. È come se due terzi delle spie nella strumentazione di bordo lampeggiassero in rosso: l’aereo sta per precipitare, ma equipaggio e passeggeri se ne fregano.
Luca Mercalli su Il Fatto set 2023